Camera dei vetri o della zia

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Ex-camera della zia

…camera della zia, che vi è vissuta da sposa novella fino alla morte. E’ diventata anche la camera “dei vetri”, ma ormai è così varia che, anche a volere, elencare quel che c’è dentro è diventato impossibile. I vasi, prima vuoti, li ho riempiti di una infinità di cose che, messe a parete, penso occuperebbero la metà del salone, se fosse vuoto. Una difficoltà per i miopi: le cose piccole, nelle file in alto, non si percepiscono bene. A me capita proprio così.
(E. Guatelli, Il bosco delle cose)

Tra i vasi, le radio, le ghironde e fisarmoniche si trovano alcune conchiglie forate ad un’estremità: sono le cornasse, grandi conchiglie dal fascino esotico, ma dall’uso molto pratico: “…soffiandoci dentro, la cornassa emette un suono caratteristico. E’ un oggetto molto diffuso nella nostra montagna, quando c’erano grandi silenzi e i suoni si udivano bene… bGli usi della cornassa sono molteplici. Il più ricordato è quello di suonare “dietro” a vedovi o ad anziani che si sposassero. O di suonare per carnevale, invece che sciupare fucilate. Serviva a chiamare dalla strada le ragazze per andare a ballare; lo stradino la usava per raccogliere i bifolchi convenzionati per lo sgombero della neve; serviva a segnalare il ritrovamento di una persona o di una bestia smarriti; a chiamare i ragazzi al pascolo, perché una bestia era sconfinata nel campo a fieno;… a chiamare gli uomini nei campi, se qualcuno veniva a cercarli; e anche a comunicare da una sponda all’altra del fiume quando c’erano feste da ballo e a invocare il medico, perché gli arrivasse subito la chiamata in caso di urgenza.” (E. Guatelli, Il museo del tempo)

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